Hai paura di essere sostituito da un Robot? Forse non dovresti

La tecnologia fa passi da gigante ed alcune attività che fino a poco tempo fa erano ad appannaggio esclusivo degli uomini oggi sono svolte da un software o da robot.

Non tutte le mansioni però saranno oggetto di sostituzione da parte delle macchine. 

Grazie ai dati raccolti negli ultimi due anni, alcuni studi scientifici cominciano a smentire l’idea che l’aumento dell’automazione provochi sempre una riduzione dei posti di lavoro per gli esseri umani.

Sebbene la pandemia abbia causato una significativa crescita della disoccupazione i timori di un periodo prolungato di forte disoccupazione non si sono avverati.

Ad esempio a novembre del 2021 la disoccupazione nei paesi (Ocse) superava solo di poco quella del periodo precedente alla pandemia. A oggi potrebbe perfino essere tornata agli stessi livelli.

Tale rimbalzo sta costringendo gli economisti a tornare su una domanda di fondamentale importanza: i robot danneggeranno i lavoratori?

Si è a lungo discusso rispetto a questo tema e spesso le previsioni hanno lasciato poco spazio alla speranza. Giornali e telegiornali hanno più volte prospettato la scomparsa di intere categorie di lavoratori. Ma non tutti gli studiosi della materia la pensano così.

Già prima della pandemia il mondo, nel pieno di una rivoluzione alimentata dall’intelligenza artificiale e dall’apprendimento automatico, vedeva (dati del 2019) tassi di occupazione nelle economie avanzate tra i più alti di sempre. In Giappone e Corea del Sud, due paesi che usano molti robot, la disoccupazione era tra le più basse al mondo.

Sebbene diversi istituti di ricerca avevano previsto, col diffondersi della pandemia, un aumento dell’utilizzo dei macchinari a discapito dei lavoratori, ciò non si è verificato. 

Dopo due anni di pandemia le evidenze di una disoccupazione provocata dall’automazione sono deboli, anche se gli investimenti globali nel settore stanno aumentando. Le economie sviluppate sono alle prese con una carenza di manodopera. Lo vediamo tutti i giorni anche in Italia dove su giornali e telegiornali si moltiplicano gli appelli delle aziende per la ricerca di “centinaia” di posti vacanti. Inoltre si registra un aumento insolitamente veloce dei salari dei lavoratori non specializzati, posti spesso ritenuti tra i più esposti alla sostituzione da parte dei robot.

Non manca inoltre ci sostiene, tra coloro che studiano gli effetti dell’aumento dell’automazione sull’occupazione, che l’effetto diretto dell’automazione potrebbe essere un aumento, non una diminuzione dell’occupazione nelle aziende. L’automazione potrebbe infatti aiutare l’azienda a spostarsi verso nuove aree o a concentrarsi su prodotti e servizi che richiedono un impiego maggiore di manodopera.

Se è vero che le aziende che assumono personale probabilmente comprano anche robot, non è detto che sia vero il contrario. I nuovi studi, tuttavia, non dicono molto sulla qualità dei posti di lavoro o sui salari. I robot potrebbero creare un ambiente in cui i compensi sono sbilanciati verso l’alto. Secondo alcuni studi, l’automazione riduce la qualità del lavoro. Non si può inoltre escludere che le aziende che usano i robot potrebbero avere tanto successo da portare al fallimento la concorrenza, riducendo il numero totale di posti di lavoro disponibili.

Tutti questi nodi da sciogliere dimostrano che i ricercatori hanno ancora molto da fare. Una cosa però è già chiara: l’era delle previsioni generiche e pessimiste sull’automazione è davvero finita. 

Vittorio Nascimbene

Founder & Ceo, Ricercamy s.r.l.

 

Mi occupo da vent’anni di Ricerca e Selezione del Personale.

Una forte curiosità unita al desiderio di trovare nuove formule per soddisfare le esigenze di recruiting dei clienti sono la mia missione.

Credo fortemente che l’unione di competenze e tecnologia rendano l’Head Hunting Smart.