Come i recruiter dovranno lavorare sulle proprie competenze

Grandi dimissioni, smart working, pandemia e guerra stanno segnando in modo indelebile le economie mondiali. Come conseguenza di tutto ciò le aziende, per poter stare al passo con questi enormi cambiamenti di contesto, si trovano nella condizione di rivedere la propria organizzazione e, a cascata, i propri processi di recruiting.

Chi si occupa di selezione deve gestire significativi cali di assunzioni per alcuni profili e picchi mai visti per altri. I processi sono diventati spesso frenetici.

Tra i recruiter c’è chi continuerà a gestire profili con caratteristiche simili a quelli conosciuti e chi, invece, dovrà selezionarne di completamente nuovi. In ogni caso sarà necessario per tutti ampliare e migliorare le proprie competenze attraverso processi di formazione continua. Ciò perché le skills richieste dal mercato sono in continuo mutamento, ma soprattutto si stanno affacciando al mondo del lavoro professionalità completamente nuove.

La formazione dei recruiter sarà quindi il tema centrale dei prossimi mesi per tutte le aziende che vorranno lavorare sul miglioramento del proprio capitale umano.

Oltre ad implementare le proprie competenze, chi si occupa di selezione, dovrà introdurre processi formativi all’interno della propria azienda, volti ad accrescere le competenze di tutte le risorse presenti.

La formazione si concentrerà sia sulle hard skills (competenze tecniche) sia sulle soft skills (abilità personali).

Tornando alla figura del recruiter, oggi non è più sufficiente che sia in grado di valutare le competenze tecniche del candidato che si sta colloquiando per una specifica posizione. Molte mansioni richiedono infatti sempre più abilità di comunicazione, di lavoro in team, di orientamento all’obiettivo e gestione dello stress. Saper riconoscere unicamente se il candidato è molto competente nel disegno cad, ad esempio, non garantisce che la persona selezionata sia la migliore per ricoprire quel dato ruolo all’interno di un contesto strutturato.

Ciò perché quella figura, una volta inserita all’interno dell’azienda, dovrà essere in grado di dialogare con i colleghi, di confrontarsi spesso anche da remoto, di avere un orientamento agli obiettivi, ecc…

Temi quali diversità e inclusione che fino a pochi anni fa erano relegati solo a qualche convegno di direttori del personale, oggi sono imprescindibili in tutte quelle aziende che vogliono competere, non solo a livello globale, ma anche a livello nazionale.

In conclusione, queste nuove competenze saranno utili alla valutazione dei talenti, alla creazione di un employer branding efficace, alla gestione dei processi di recruiting da remoto, in un’ottica di continuo miglioramento della funzione HR. 

Vittorio Nascimbene

Founder & Ceo, Ricercamy s.r.l.

 

Mi occupo da vent’anni di Ricerca e Selezione del Personale.

Una forte curiosità unita al desiderio di trovare nuove formule per soddisfare le esigenze di recruiting dei clienti sono la mia missione.

Credo fortemente che l’unione di competenze e tecnologia rendano l’Head Hunting Smart.