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Il processo di valutazione delle aree di miglioramento: il continuous improvement delle risorse umane

Il processo di valutazione delle aree di miglioramento: il continuous improvement delle risorse umane

In un processo di valutazione di una persona, sia che questo venga fatto nella fase di selezione, sia che sia invece parte di un momento di confronto interno, è molto importante porre l’attenzione sulle aree di miglioramento. Questa affermazione potrebbe sembrare ovvia, tuttavia, soprattutto quando la valutazione fatta è estremamente positiva il rischio è quello di non dare il giusto peso alle aree di miglioramento.

Le aree di miglioramento in un processo di selezione

Se consideriamo un processo di selezione, capire dove la persona ha delle mancanze mette il potenziale datore di lavoro nella condizione di offrire alla persona che si vuole assumere un ruolo e/o un percorso di crescita coerente con le aspettative.

Il massimo risultato si otterrebbe nel momento in cui il candidato abbia consapevolezza di quelle che potrebbero essere delle aree di miglioramento future.

Come si può indagare questo aspetto durante i colloqui di selezione?

Innanzitutto, preparando bene il terreno: leggere attentamente il curriculum, cercare informazioni sulle precedenti aziende e fare al momento opportuno e con le dovute autorizzazioni una verifica di referenze professionali.

Successivamente, durante l’incontro chiedere alla persona di fornire un proprio riscontro sulla propria prestazione lavorativa o su determinate situazioni e allo stesso tempo stimolare delle soluzioni alternative a quelle applicate.

Nel corso delle interviste è importante valutare anche le attitudini del candidato attraverso domande sulle sue motivazioni, la sua flessibilità e la sua capacità di adattarsi a situazioni cambianti.

Al termine del processo di selezione allegare all’offerta economica un piano d’azione condiviso con obiettivi e scadenze fissate sulla base di una valutazione oggettiva delle aree sulle quali lavorare.

Una volta che la persona è entrata a far parte dell’organico dell’azienda, è importante che la valutazione delle aree di miglioramento sia un processo regolare e continuo, in modo da permettere al dipendente di crescere costantemente e di raggiungere il massimo delle proprie potenzialità. Inoltre, è importante che la valutazione sia fatta in maniera equa e imparziale, e che sia basata su dati concreti e oggettivi.

Jemma Adaptability index - Il processo di valutazione delle aree di miglioramento il continuous improvement delle risorse umane

Il processo di miglioramento di un dipendente dell’azienda

Quanto detto all’inizio deve essere applicato anche ai dipendenti già in forza: inoltre è importante prevedere un follow up con i nuovi assunti dopo 6-12-18 mesi per comprendere se e come il piano d’azione si stia realizzando.

Per aiutare un dipendente a colmare dei gap nel suo profilo professionale si possono adottare strategie diverse.

Prima di tutto creare un’abitudine al feedback fra colleghi e non solo fra manager e collaboratore. Questo permette sia al diretto interessato si all’Azienda di avere punti di vista diversi e quindi di poter comprendere meglio dove e come effettivamente migliorare.

In secondo luogo utilizzare uno strumento di valutazione sia in fase di selezione che di valutazione interna per valutare il percorso che la persona sta facendo in modo univoco e oggettivo.

Infine, analizzare i risultati portati e fornire continui feedback è l’elemento che permette di realizzare la crescita della persona all’interno del contesto.

In conclusione, volendo applicare la definizione di continuous improvement anche alle risorse umane la scelta di uno strumento di valutazione che “segua” il processo di miglioramento di una persona dalla sua assunzione e per tutta la permanenza in azienda è un passaggio indispensabile per strutturare un processo efficace e soddisfacente.

Oktopous s.r.l.

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La credibilità dell’azienda nella crescita di nuovi leader

La credibilità dell’azienda nella crescita di nuovi leader

La credibilità di un’azienda si misura anche dalla sua capacità di far emergere internamente i suoi nuovi leader. Oggi, un’azienda è valutata non solo in base al suo successo finanziario ma anche in base alla sua capacità di sviluppare le leadership interne.

Coltivare la leadership

Una leadership forte e competente è un fattore chiave per la crescita e lo sviluppo di un’azienda. Una leadership forte ed efficace può aiutare un’impresa a raggiungere i propri obiettivi e a soddisfare i bisogni dei clienti. Ci sono diversi modi per far emergere le leadership interne in un’azienda. Prima di tutto, le aziende devono riconoscere che la leadership non è qualcosa che può essere imposto, ma che deve essere coltivato.

Identificare, sostenere e incoraggiare i Leader

L’azienda deve essere in grado di identificare i potenziali leader all’interno della propria organizzazione. Una volta identificati, questi potenziali leader devono essere sostenuti con risorse e incentivi. In secondo luogo, le aziende devono incoraggiare il dibattito costruttivo e la collaborazione tra i potenziali leader. Questo può essere fatto organizzando incontri regolari in cui le persone possano discutere liberamente delle proprie idee e dei loro obiettivi.


Formazione

In quanto figure cruciali è importante che i leader siano in grado di sviluppare e migliorare continuamente le loro capacità di leadership. Questo può essere raggiunto partecipando a corsi di formazione e workshop specializzati in leadership. Tali programmi forniscono ai leader gli strumenti e le tecniche necessari per affrontare sfide complesse, comunicare efficacemente, motivare i dipendenti e prendere decisioni difficili. Partecipare a questi programmi aiuta anche i leader a rimanere al passo con le ultime tendenze e best practice in materia di leadership. 

 

Jemma Adaptability index - La credibilità dell’azienda nella crescita di nuovi leader

Ambiente

In terzo luogo, le aziende devono creare un ambiente in cui le persone possano sentirsi libere di esprimere le proprie opinioni e di prendere decisioni senza essere influenzate da pressioni esterne. Questo aiuterà a promuovere una cultura in cui i leader possano emergere in modo naturale, senza essere costretti a competere con altri.

Nuovi approcci

Infine, le aziende devono essere aperte a cambiare le loro strategie e ad adottare nuovi approcci quando ciò è necessario. Le aziende che sono aperte al cambiamento e che incoraggiano la creatività e l’innovazione all’interno della propria organizzazione sono in grado di sviluppare le leadership interne più rapidamente e con maggiore successo. In definitiva, la capacità di un’azienda di far emergere le sue leadership interne è un importante indicatore della sua credibilità. Un’azienda che riconosce il valore dello sviluppo della leadership interna e investe in esso può essere sicura di costruire una base di clienti soddisfatti e fedeli. La leadership è un fattore chiave per la crescita di un’azienda e la sua capacità di sviluppare i suoi nuovi leader è un segno tangibile della sua competitività e della sua credibilità.

Quali strumenti usare

​​Per raggiungere questo obiettivo, le aziende possono utilizzare strumenti di valutazione come test online. Questi test possono aiutare a identificare i potenziali leader in modo rapido ed efficace. I test possono anche aiutare a valutare le capacità di leadership degli individui, fornendo una visione più approfondita delle loro competenze e dei loro punti di forza. L’utilizzo di strumenti di valutazione come test online può aiutare un’azienda a raggiungere i propri obiettivi di sviluppo della leadership interna e a trovare le persone più adatte a diventare i futuri leader dell’azienda. Adottare un approccio proattivo nella ricerca dei futuri leader, può aiutare un’azienda a crescere e ad affermarsi sul mercato.

Jemma

Per aiutare le aziende che cercano nuovi leader, abbiamo creato Jemma Adaptability Index, il test per misurare la capacità di adattamento delle persone allo specifico contesto organizzativo. Jemma può essere utilizzato nella valutazione di neoassunti, ma anche delle risorse già in forza all’azienda.

Jemma è stato creato grazie all’aiuto di più di 50 aziende italiane una accurata ricerca della letteratura scientifica, condotta da Psicologi del Lavoro!

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Vittorio Nascimbene

Founder & Ceo, Ricercamy s.r.l.

 

Mi occupo da vent’anni di Ricerca e Selezione del Personale.

Una forte curiosità unita al desiderio di trovare nuove formule per soddisfare le esigenze di recruiting dei clienti sono la mia missione.

Credo fortemente che l’unione di competenze e tecnologia rendano l’Head Hunting Smart.

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Come reclutare esperti in Intelligenza Artificiale? Ce lo siamo fatti dire da ChatGPT

Come reclutare esperti in Intelligenza Artificiale? Ce lo siamo fatti dire da ChatGPT

Autore:

La dirompente diffusione di notizie sulla IA ChatGPT ci ha spinto a provare ad utilizzarla…a modo nostro! Abbiamo chiesto al tool di OpenAI di scrivere per noi un breve articolo sugli aspetti da considerare nel reclutamento di esperti in IA, e le 5 soft-skills più importanti. Il risultato è decisamente interessante!

Autore (a ChatGPT):

Scrivi un articolo di massimo 500 parole sugli elementi più importanti da considerare nella ricerca e selezione di persone esperte in intelligenza artificiale

ChatGPT:

La ricerca e selezione di esperti in intelligenza artificiale è fondamentale per garantire che un’azienda o un’organizzazione abbia la capacità di sfruttare al meglio le tecnologie di intelligenza artificiale per raggiungere i propri obiettivi. Ci sono diversi fattori da considerare quando si cercano esperti in intelligenza artificiale, tra cui la loro esperienza, le loro competenze e la loro capacità di lavorare in team.

In primo luogo, è importante cercare persone con una solida esperienza nel campo dell’intelligenza artificiale. Questo include non solo la conoscenza teorica, ma anche la capacità di applicare tale conoscenza in un contesto pratico. Ad esempio, gli esperti che hanno già lavorato su progetti di intelligenza artificiale in passato saranno in grado di offrire un contributo maggiore rispetto a coloro che hanno solo una formazione accademica.

In secondo luogo, è importante cercare persone con competenze specifiche nell’intelligenza artificiale. Ad esempio, se un’azienda sta cercando di sviluppare un sistema di riconoscimento vocale, potrebbe essere necessario cercare un esperto in elaborazione del linguaggio naturale. Allo stesso modo, se si vuole creare un sistema di visione artificiale, potrebbe essere necessario cercare un esperto in apprendimento automatico.

Infine, è importante cercare persone che siano in grado di lavorare in team. L’intelligenza artificiale è un campo in rapido sviluppo e le soluzioni spesso richiedono l’input di più persone con competenze diverse. Pertanto, è importante cercare esperti che siano in grado di lavorare efficacemente in un team e che abbiano anche una buona comunicazione e capacità di leadership.

In sintesi, la ricerca e selezione di esperti in intelligenza artificiale deve tener conto dell’esperienza, delle competenze specifiche e della capacità di lavorare in team. Ciò garantirà che un’azienda o un’organizzazione sia in grado di sfruttare al meglio le tecnologie di intelligenza artificiale per raggiungere i propri obiettivi.

Autore (a ChatGPT):

Quali sono le 5 soft skills più importanti per un esperto di intelligenza artificiale?

ChatGPT:

  1. Comunicazione efficace: gli esperti di intelligenza artificiale devono essere in grado di comunicare efficacemente i propri pensieri, idee e risultati sia ai colleghi tecnici che ai non tecnici all’interno dell’azienda.
  2. Problem solving: gli esperti di intelligenza artificiale devono essere in grado di risolvere problemi complessi utilizzando le loro conoscenze tecniche e la loro capacità di pensiero critico.
  3. Apprendimento continuo: il campo dell’intelligenza artificiale è in continua evoluzione e gli esperti devono essere disposti ad apprendere continuamente nuove tecnologie e metodologie.
  4. Lavoro di squadra: gli esperti di intelligenza artificiale spesso lavorano in team e devono essere in grado di lavorare efficacemente con colleghi di diverse competenze e background.
  5. Creatività: gli esperti di intelligenza artificiale devono essere in grado di pensare fuori dagli schemi e generare idee innovative per risolvere problemi e sfruttare le opportunità

Autore:

Leggendo le risposte di ChatGPT, quello che ci sorprende è la capacità di presentare in modo conciso alcuni degli elementi che sono effettivamente importanti nella ricerca e selezione di personale esperto, e di essere in grado di offrire esempi concreti. Inoltre, i concetti sono espressi in modo semplice e divulgativo, sebbene inevitabilmente “impersonale”. Questo è comprensibile, perché nelle nostre istruzioni non abbiamo specificato un particolare livello di profondità, o un tono specifico.

Infine, è interessante notare come la prima soft skill indicata sia la comunicazione efficace; in effetti, una delle grandi sfide di oggi risiede nel ridurre il divario linguistico tra tecnici molto specializzati e non addetti ai lavori, in modo da favorire sinergia tra figure differenti all’interno di gruppi di lavoro eterogenei.

In definitiva, ChatGPT è stato in grado di presentare contenuti corretti e coerenti, anche se non necessariamente originali. Allo stato attuale può essere uno strumento utile per compiere i primissimi passi nel ricercare argomenti di cui non si è esperti…tuttavia, quando parliamo di tecniche di selezione del personale, è meglio affidarsi ad esperti! 

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Quanto costa il turnover?

Quanto costa il turnover?

 

Il fenomeno dell’aumento del turnover sta interessando ormai tutte le aziende. Negli ultimi 24 mesi, infatti, abbiamo potuto osservare e rilevare come molte aziende che non erano state caratterizzate da significative modifiche nell’organico si siano trovate improvvisamente nella necessità di sostituire persone in uscita per dimissioni e a volte pensionamento.

Le motivazioni che hanno generato questa tendenza non sono legate solamente da aspetti economici, ma sempre di più alla possibilità di avere delle migliori condizioni lavorative che si concretizzano in maggiore flessibilità, una cultura aziendale positiva e inclusiva e uno stile gestionale più collaborativo che direttivo.

Al di là delle motivazioni quello che abbiamo rilevato è come molte azienda non abbiano da subito valutato gli impatti – che sono dei veri e propri costi chiari e occulti – di un incremento del turnover.

Quanto costa il turnover - Jemma Adaptability Index

I costi del turnover

In primo luogo, abbiamo i costi di selezione e formazione: il processo di selezione è oneroso in termini di tempo e risorse economiche e ad esso va aggiunto il costo per la formazione dei neoassunti che avranno bisogno di tempo per potersi integrare e imparare le mansioni da svolgere. A questo va aggiunto il dispendio di tempo delle persone già in forza che dovranno affiancare i neoassunti che saranno quindi chiamate a svolgere del lavoro aggiuntivo rospetto all’ordinario.

A questi vanno aggiunti i maggiori costi di gestione del personale: il tempo e le risorse spesi per gestire un alto turnover possono essere significativi, soprattutto se si considerano gli sforzi per individuare le cause dell’alto turnover e per prevenirlo.

Gli impatti su produttività e conoscenze

Secondariamente vi è la perdita di produttività: il periodo di adattamento di un nuovo dipendente può comportare una perdita di produttività, soprattutto se il lavoro richiede competenze specialistiche o una conoscenza specifica dell’azienda.

Inoltre, l’uscita di figure senior porta alla perdita di conoscenza e competenza: quando un dipendente lascia l’azienda, porta con sé le conoscenze e le competenze acquisite durante il suo tempo di lavoro. L’alto turnover può quindi comportare una perdita di conoscenze e competenze importanti per l’azienda.

Ambiente e qualità del lavoro

A livello ambientale i continui cambiamenti di persone a tutti i livelli può creare un danno molto elevato: internamente, infatti, crea un clima di incertezza e d dubbio sulla solidità dell’azienda mentre verso l’esterno viene lanciato un messaggio di ambiente non positivo e che non permette lo sviluppo delle persone.

Un alto turnover può portare alla diminuzione della qualità del lavoro: il continuo cambiamento di personale può compromettere la qualità del lavoro e l’efficienza dell’azienda.

Conclusione

Questo è quello che le aziende stanno affrontando più o meno consapevolmente: riuscire ad avere un’indicazione precisa sull’adattabilità di una persona al contesto aziendale permette di poter prevedere chi potrebbe lasciare l’azienda prematuramente e di poter quindi attivarsi per tempo per ridurre al minimo i costi del turnover.

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Perché le aziende cercano candidati che rimarranno a lungo

Perché le aziende cercano candidati che rimarranno a lungo

Le aziende negli ultimi anni cercano candidati che rimangano in azienda per un lungo periodo. Questo perché il turnover può essere costoso e dannoso per l’azienda. Quando un dipendente se ne va, l’azienda deve affrontare il processo di reclutamento e formazione di un sostituto, che può richiedere tempo e risorse. Inoltre, la perdita di conoscenze ed esperienze istituzionali può influire sulla produttività e sulle prestazioni dell’azienda.

Fidelizzazione a lungo termine

Per questi motivi, molte aziende danno priorità alla fidelizzazione a lungo termine quando assumono nuovi dipendenti. Possono cercare candidati che abbiano un passato di permanenza in azienda per diversi anni, o che abbiano dimostrato un impegno nel proprio settore e il desiderio di imparare e crescere. Inoltre, le aziende possono cercare candidati che si adattino bene alla cultura e ai valori dell’azienda, in quanto ciò può contribuire a garantire che siano felici e impegnati nel loro lavoro. 

Le garanzie

I candidati che si candidano per un’opportunità di lavoro possono dare garanzie di rimanere a lungo in un’azienda in diversi modi. In primo luogo, possono mettere in evidenza la loro esperienza e il loro curriculum di permanenza in un’azienda per diversi anni. In questo modo si può dimostrare l’impegno nel lavoro e la probabilità di non lasciare l’azienda subito dopo l’assunzione.

In secondo luogo, i candidati possono dimostrare il loro impegno nel settore e il desiderio di imparare e crescere. Ciò può includere il conseguimento di ulteriori certificazioni o lauree, la partecipazione a conferenze e workshop di settore o la realizzazione di progetti personali rilevanti per il proprio lavoro. Dimostrando di dedicarsi alla propria professione, i candidati possono dare all’azienda la certezza che si impegneranno nel loro lavoro e che resteranno con l’azienda per molto tempo.

In terzo luogo, i candidati possono sottolineare la loro sintonia con la cultura e i valori dell’azienda. Ciò può comportare la ricerca dell’azienda e dei suoi valori, e l’evidenziazione delle esperienze e delle competenze che si allineano a tali valori. Per esempio, se un’azienda attribuisce valore al lavoro di squadra ed alla collaborazione, un candidato potrebbe mettere in evidenza la sua esperienza di lavoro in un progetto di squadra o la sua capacità di comunicare efficacemente con gli altri. Dimostrando di essere in sintonia con l’azienda, i candidati possono dare l’impressione di essere felici e impegnati nel loro lavoro, il che può aumentare le probabilità che rimangano in azienda per molto tempo.

L’importanza di Jemma

Per aiutare le aziende che cercano la continuità nelle nuove risorse assunte, abbiamo creato Jemma Adaptability Index, il test per misurare la capacità di adattamento delle persone allo specifico contesto organizzativo.

Jemma è stato creato grazie all’aiuto di più di 50 aziende italiane una accurata ricerca della letteratura scientifica, condotta da Psicologi del Lavoro!

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Qual è il segreto per abbattere il turnover e trattenere i migliori talenti?

Qual è il segreto per abbattere il turnover e trattenere i migliori talenti?

In Italia nel 2021 i dipendenti dimessi volontariamente dal proprio posto di lavoro sono aumentati di circa il 14% rispetto all’anno precedente, un incremento che si registra anche tra i lavoratori qualificati.

Il costo di un alto turnover è talmente significativo che da anni si stanno sviluppando sistemi di intelligenza artificiale capaci di predire i fattori che più influenzano questa decisione, ed individuare i lavoratori più a rischio.

Questi strumenti non sono ovviamente alla portata di tutti, ma esistono molti ambiti su cui la direzione HR può lavorare per mitigare gli effetti di questo fenomeno. 

Ad esempio, le migliori pratiche per evitare un abbandono prematuro del dipendente comprendono azioni come:

  • investire e migliorare costantemente il processo di onboarding 
  • identificare un chiaro percorso di carriera
  • incoraggiare formazione
  • premiare le performance
  • facilitare un sempre migliore equilibrio tra lavoro e vita privata.

Tuttavia, è bene porre particolare accento su quello che è probabilmente il processo più critico nella acquisizione e retention dei talenti, ovvero il processo di selezione.

È infatti fondamentale selezionare persone non solo che siano flessibili e aperte al cambiamento, ma che si adattino al contesto specifico aziendale.

Non è detto, ad esempio, che una azienda fortemente innovativa e dalla ridotta gerarchia sia il “match” più adatto per tutti! Di fatto, alcune persone lavorano meglio e con meno stress in contesti in cui vi sono regole precise e un flusso di informazioni rigido e ben definito.

Altre persone, invece, si adattano bene a nuovi gruppi di lavoro, anche internazionali, ma tendono a presentare criticità quando viene modificata la loro routine lavorativa o particolari strumenti: pensiamo ad aggiornamenti al software che utilizzano più spesso, o all’introduzione di un diverso ambiente di lavoro, ad esempio dall’ufficio a casa propria.

Insomma, l’adattamento al contesto aziendale è tanto fondamentale quanto difficile da quantificare.

Per questo, abbiamo creato Jemma Adaptability Index, il test per misurare la capacità di adattamento delle persone allo specifico contesto organizzativo. È stato creato grazie all’aiuto di più di 50 aziende italiane una accurata ricerca della letteratura scientifica, condotta da Psicologi del Lavoro!

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Reattivo vs Proattivo: quando una persona è pronta a fare un salto nella propria carriera professionale.

Reattivo vs Proattivo: quando una persona è pronta a fare un salto nella propria carriera professionale.

Oggi affrontiamo un tema che è il risultato di un confronto con un nostro candidato, Manager di un’azienda con il quale abbiamo parlato di adattabilità. 

Si parlava in particolare di quello che può essere l’atteggiamento di una persona nei confronti di un cambiamento e se rispecchiasse di più il concetto di adattabilità il fatto che la persona avesse un comportamento reattivo nei confronti del cambiamento, oppure un comportamento proattivo, quindi generando lei stessa un cambiamento. 

Prescindendo da quelle che potrebbero essere delle opinioni, questo argomento ci ha fatto ragionare su un aspetto molto importante: esiste un momento in cui una persona che svolge un ruolo operativo quindi senza il coordinamento o la responsabilità su altre persone, dimostra di essere pronta ad avere un avanzamento di carriera quindi ad avere una responsabilità superiore? 

La nostra opinione è stata la seguente: nel momento in cui una persona che ha da sempre avuto un comportamento reattivo nei confronti di un cambiamento senza aggiungere nulla alla mutata situazione, inizia ad avere un comportamento proattivo allora questa persona è pronta per essere quantomeno valutata per un avanzamento di carriera. 

Reattivo vs Proattivo quando una persona è pronta a fare un salto nella propria carriera professionale- Jemma Adaptability index

L’atteggiamento proattivo puoi esplicitarsi in modi diversi: può essere la proposta di una nuova soluzione ad un problema senza che questa gli venga richiesta, oppure può essere la definizione di nuove attività a fronte di input che vengono da lei stessa generati. 

Sarebbe quindi interessante organizzare un meccanismo di valutazione della performance che tenesse conto anche dell’atteggiamento nei confronti di un cambiamento se reattivo o proattivo per valutare il grado di prontezza di una persona nei confronti di un avanzamento di carriera che implichi un aumento della responsabilità. 

In quest’ ottica sarebbe opportuno che l’azienda stessa stimolasse questa attività creando non solo le condizioni ambientali per un confronto ma anche lasciando spazio alle persone per sperimentare qualcosa di diverso. 

Allo stesso modo sarebbe molto utile che le organizzazioni rendessero consapevoli le proprie persone di questo aspetto: se è vero infatti che passare da un comportamento o meglio da un atteggiamento reattivo ad uno proattivo è indice di maturità personale, ma anche professionale creare nelle persone questa consapevolezza sarebbe parte di un proficuo percorso di crescita.

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Nel lavoro è più importante la flessibilità dell’intelligenza​

Nel lavoro è più importante la flessibilità dell’intelligenza

Spesso mi viene chiesto quanto sia importante l’intelligenza nell’attuale mondo del lavoro.

E’ importante essere intelligenti?

E’ indubbio che sia importante essere intelligenti nell’odierno mondo del lavoro. L’intelligenza è utile inoltre in svariati contesti sociali: nelle relazioni interpersonali, negli sport, nei rapporti affettivi, ecc…

In un mondo iperconnesso, però, la concorrenza di persone intelligenti è estremamente elevata. Ciò vale soprattutto per ruoli in cui la digitalizzazione ha cancellato i confini: la contabilità, il marketing, l’analisi, la programmazione e così via.

Come puoi distinguerti

Dobbiamo quindi domandarci non tanto “quanto sono più intelligente?” ma piuttosto “Come posso distinguermi dagli altri?”. L’intelligenza non è un vantaggio sostenibile in un mondo iperconnesso come quello di oggi.

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La Flessibilità

La flessibilità sì. E’ proprio nell’ambito delle soft skills che si gioca la partita del lavoro nei prossimi anni. Le aziende avranno sempre più bisogno di risorse dotate di capacità relazionali e comportamentali che caratterizzano il modo in cui ci si pone nel contesto lavorativo. Tali doti soft dovranno essere sempre più formate e valorizzate.

Di seguito né indicherò alcune: autonomia, resistenza allo stress, attenzione ai dettagli, reattività, proattività, doti comunicative problem solving, team work, leadership.

I Vantaggi

L’essere flessibili nel mondo del lavoro vi darà un vantaggio competitivo. Potrete aspettare l’occasione giusta per la vostra carriera professionale, avrete maggiore probabilità di apprendere una nuova competenza quando sarà necessario. L’adattabilità vi permetterà di trovare la vostra passione e la vostra nicchia con i vostri tempi.

Scegliete voi quando fare le cose

La flessibilità, come abbiamo visto, vi permetterà di approcciare il lavoro in maniera diversa. Grazie a questa skill potrete stabilire una nuova routine ad un ritmo più lento. Avrete un vantaggio competitivo rispetto a coloro che punteranno tutto sull’intelligenza.

In conclusione

Se l’intelligenza non si può apprendere, sulla vostra flessibilità potrete invece lavorare. Sempre di più le aziende sono alla ricerca di persone in grado di adattarsi facilmente al mutare degli eventi. Capaci di saper leggere le situazioni che vivono e di reagire nel migliore dei modi. Abili a lavorare con gli altri e ad anticipare le richieste dei propri superiori.

E’ qui che si giocherà la partita del lavoro nei prossimi anni.

Vittorio Nascimbene

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Reclutamento e Selezione: 3 futuri trend da conoscere

Reclutamento e Selezione: 3 futuri trend da conoscere

Nel prossimo futuro, assisteremo al consolidarsi di alcune tendenze importanti, che già in questi anni stanno plasmando ed influenzando il modo in cui le organizzazioni approcciano il mercato del lavoro.

Ad emergere vincenti saranno quelle aziende che attrarranno talenti grazie non solamente ad una cultura organizzativa dinamica e orientata allo sviluppo, ma anche equipaggiata con le giuste capacità per interpretare l’ambiente che la circonda. La sfida dell’adattabilità non si vince quindi solamente sul piano individuale, ma anche sulla capacità organizzativa di prevedere e gestire il cambiamento.

Le tendenze che esamineremo sono alimentate principalmente da tre fattori: la crescente instabilità dei contesti socioeconomici, l’evoluzione delle tecnologie digitali e il ricambio generazionale.

Vediamo insieme quali saranno 3 punti di attenzione che rimarranno tali per i prossimi anni a venire.

La Green HR

Per Green HR intendiamo tutte quelle azioni, promosse dalle risorse umane, che facilitino azioni concrete nell’ambito della sostenibilità ambientale. Sempre più aziende, spinte dai mercati e dalle forze politiche, stanno scegliendo di effettuare interventi di greening, ad esempio riducendo il proprio impatto ambientale o partecipando attivamente a campagne per la salvaguardia ambientale. Per fare ciò, è importante attrarre le giuste persone, ovvero candidati che siano sensibili a questi temi, e con le giuste competenze. Per questo motivo, l’ambiente è spesso uno dei temi prominenti nelle campagne di Employer Branding. Tuttavia, c’è il rischio che questi sforzi vengano percepiti come greenwashing, ovvero la percezione da parte dei potenziali candidati che l’azienda simuli interesse per l’ambiente con tentativi poco efficaci (ad. Es regalando una borraccia di alluminio ad ogni dipendente) senza investire in processi ben più impattanti (ad es. l’inquinamento derivato da processi produttivi inefficienti). In breve, se non ci sarà coerenza tra comunicazione e politiche aziendali, i tentativi di attrarre talenti con la green HR potrebbero risultare controproducenti.

 Giovani e Gen Z

Sapere come i giovani interpretano e navigano il mondo del lavoro è fondamentale. Ed essere consapevoli che i giovani cerchino supporto e formazione, oltre che ad ambianti lavorativi che ne promuovano lo sviluppo personale e professionale, non basta più. Il contesto è cambiato negli ultimi anni; ad esempio, il mercato del lavoro si è evoluto, lasciando spazio alla cosiddetta gig economy, ovvero il lavoro indipendente o “a progetto”. Il fatto che sia in aumento tra i giovani significa che siano in aumento posizioni con autonomia, flessibilità e varietà nel proprio lavoro, ma anche diminuzione di stabilità di impiego e di salario. La chiave sarà quindi quella di offrire posizioni flessibili in termini di autonomia lavorativa e di varietà di mansioni, ma che garantiscano una stabilità che la gig economy non potrà mai garantire.

Un altro aspetto che favorirà l’inserimento dei giovani sarò l’attenzione alla Diversity ed Inclusion, ovvero politiche e culture aziendali che facilitino l’inclusione di categorie fragili di persone. Infine, occorrerà ripensare alle competenze di base, per tutti; se da una parte, infatti, non necessariamente i giovani conoscono la tecnologia meglio dei lavoratori più anziani (quanti di loro scrivono mail o apprendono ad utilizzare correttamente browsers e il famigerato pacchetto Office?), è anche vero che i lavoratori attuali dovranno imparare ad interiorizzare il modo di comunicare e gli strumenti dei più giovani. La vera sfida sarà cogliere il giusto bilanciamento tra la formazione dei giovani al lavoro in azienda e l’istruire il personale interno a lavorare con le nuove generazioni.

Management e competenze Digitali

Le competenze che occorrono per cogliere a pieno le potenzialità degli strumenti digitali saranno sempre di più fondamentali per le figure manageriali. Innovazioni come IA, algoritmi e automatizzazione influenzeranno ogni tipologia di ruolo. Ad esempio, l’HR potrà contare su algoritmi predittivi di performance, il marketing su metriche sempre più complesse, le vendite su strumenti di supporto al cliente sempre più sofisticati (come le chatbot) e canali sempre più diversificati, e così via.

La sfida sarà quella di attrarre figure con competenze critiche per percepire, catturare e riconfigurare il potenziale delle nuove tecnologie. Occorrerà focalizzare l’attenzione su skills come l’analisi dei trend, oppure la capacità di analizzare il potenziale di una specifica tecnologia per capire come trasferirlo nella propria organizzazione. Anche la capacità di adattabilità e di leadership saranno fondamentali, la prima perché comporta prontezza nel rispondere ad un ambiente sempre mutevole, la seconda per la sua importanza nella comunicazione delle nuove tecnologie ai collaboratori.

 

Il futuro è già qui, e come abbiamo visto le buone pratiche del reclutamento non possono prescindere da un atteggiamento proattivo che evidenzi ed accompagni questi 3 temi, che possiamo definire come evergreen e che caratterizzeranno il mondo del lavoro per anni a venire.

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Cinque infallibili consigli per farsi notare da chi assume

Cinque infallibili consigli per farsi notare da chi assume

Il mondo della ricerca e selezione del personale nel corso del tempo ha subito e sta tuttora subendo delle importanti trasformazioni soprattutto per quanto riguarda gli strumenti che le Aziende e le Società di Selezione utilizzano per individuare i candidati idonei alle posizioni da ricoprire.

Negli anni ’80 e ’90 la selezione veniva fatta utilizzando annunci fatti sulla carta stampata: i candidati potevano pertanto inviare il proprio curriculum vitae cartaceo ad un indirizzo fisico; successivamente, con l’avvento dei siti di pubblicazione di annunci on line e con la diffusione dell’utilizzo di internet e delle posta elettronica gli annunci di lavoro sono stati trasferiti sulle piattaforme digitali e per candidarsi era quindi necessario inviare il proprio curriculum ad un indirizzo email. Oppure inserire il proprio curriculum all’interno del database del sito di pubblicazione di annunci affinché potesse essere reso visibile ai selezionatori.

Nel corso degli ultimi 10 anni hanno invece preso piede gli strumenti di social recruiting ovvero l’utilizzo dei social network anche per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro: questa è stata una vera rivoluzione in quanto i selezionatori possono effettuare delle ricerche direttamente sui profili presenti sui vari social network (linkedin in primis, ma non solo) pertanto senza avere a disposizione il curriculum completo del candidato.

Oggi si parla di nuove frontiere del recruiting immaginando e creando algoritmi sempre più complessi che dovrebbero permettere di accedere ad un quantitativo di dati tale da permettere ai recruiter di individuare tutte le informazioni relative ai candidati senza di fatto dover avere accesso ad alcun curriculum.

Appare quindi chiaro come questa evoluzione negli strumenti utilizzati abbia notevolmente modificato l’approccio: una volta le aziende palesavano le esigenze e le persone si candidavano, oggi sempre più spesso i selezionatori cercano i propri candidati senza aspettare di riceverne il curriculum. In quest’ottica pertanto non basta più avere un curriculum ben scritto, ma deve essere redatto in maniera tale da essere visibile a chi lo cerca. 

Pertanto, quando scriviamo il nostro curriculum vitae e lo inseriamo nel database di un portale per la ricerca di lavoro o di una società di selezione e quando creiamo i nostri profili social dedicati alla ricerca del lavoro dobbiamo cambiare punto di vista: non bisogna infatti porsi come obiettivo quello di raccontare la propria storia professionale, ma quello di scrivere le informazioni che l’azienda che mi interessa potrebbe cercare.

Quindi sarà importante:
1. Utilizzare dei termini che sono di uso comune: ad esempio se mi occupo di controllo di gestione o voglio fare il controller dovrò mettere in evidenza la parola controller (nella headline del mio profilo linkedin o nel curriculum).
2. Tenere presente che il job title che abbiamo nella nostra azienda potrebbe non essere così chiaro nel riassumere il nostro ruolo oppure potrebbe essere talmente particolare da risultare introvabile. E’ buona regola quindi inserire un job title comprensibile anche se leggermente diverso da quello che abbiamo sul biglietto da visita.
3. Se si sono conseguite delle certificazioni riconosciute in ambito linguistico (es. IELTS) o di altro tipo è bene inserirle nel profilo/ curriculum.
4. Considerare che non si sta scrivendo un tema o una lettera ad una persona: il nostro curriculum o profilo dovrà essere correttamente letto da un algoritmo che ragiona per parole chiave quindi bisogna inserire le parole giuste anche rischiando di essere meno precisi, ci sarà successivamente il tempo per poter integrare le informazioni durante un colloquio.
5. Inseriamo la città nella quale viviamo o nella quale vogliamo lavorare: se sono originario di Gorizia, ma vivo da 10 anni a Milano e voglio rimanerci scriverò sul curriculum e nel profilo Milano come città. Se scrivessi Gorizia per rispettare la residenza non risulterò mai nelle ricerche che hanno come keyword “Milano”.

Piccoli accorgimenti, ma di sicura efficacia!

Oktopous s.r.l.