Balla che ti passa: l’importanza della Digital Reputation

Recentemente è comparso in rete un video privato che ritrae la premier finlandese Sanna Marin ballando con amici. Questo “scandalo” ha attratto molte critiche, ma anche molti post di supporto ad una donna e figura politica che, a parer di chi scrive, non ha fatto niente di male.

Posto che il lavoro di un premier è quello di rappresentare un Paese, e qualsiasi azione o opinione porta con sé una responsabilità istituzionale, possiamo dire che questo episodio non abbia scalfito di molto la reputazione della premier, anche grazie all’immediata solidarietà sia dei cittadini finlandesi sia di personalità dello spettacolo e della politica.

Curiosamente la stessa cosa non può essere detta dei detrattori della premier che, indignati per il comportamento della Marin, hanno espresso la propria opinione online. In definitiva, i cosiddetti “haters” hanno pubblicamente peggiorato la propria reputazione online, mentre ciò non è accaduto alla premier.

Quando parliamo di Digital Reputation parliamo della immagine che ognuno di noi si costruisce in rete. E lo fanno tutti, che lo vogliamo o no.

Se lasciamo per un attimo da parte il personal branding e la creazione di contenuti finalizzata alla “vendita” della nostra professionalità, rimaniamo con tutti quei contenuti che occasionalmente pubblichiamo su Facebook, Instagram, Tik Tok, YouTube e LinkedIn, non necessariamente per attrarre “mercato”, ma per esprimere le nostre opinioni.

Molti credono erroneamente che in uno spazio virtuale sia possibile esprimere qualunque tipo di concetto, e a causa di questo, negli ultimi anni, sono sorti fenomeni sgradevoli come il trolling, il cyberbullismo, il flame online e la diffusione di fake news. A questo si aggiunge la diffusione di opinioni più o meno informate e dai toni non sempre pacati, che non riguardano solamente la vita privata di una figura politica, ma anche argomenti troppo complessi per essere ridotti ad un post “rumoroso”.

Anche escludendo comportamenti apertamente illegali, è importante considerare quello che pubblichiamo online, poiché tutti, dai datori di lavoro ai potenziali clienti, possono leggere i nostri contenuti e giungere a conclusioni in merito a chi siamo personalmente e professionalmente.

Il Curriculum che scriviamo tutti i giorni

Non è un mistero che le aziende possano raccogliere informazioni tramite l’utilizzo dei social sui propri dipendenti o su persone che si candidano ad una certa posizione lavorativa. È quindi fondamentale possedere una forte reputazione digitale, rilevante nel momento in cui si cerca un lavoro o per quanto riguarda l’immagine di un’azienda, collaterale anche ai suoi dipendenti.

È poco utile impegnarsi a scrivere un CV impeccabile se la nostra attività pubblica online ci presenta come sgrammaticati, incoerenti o violenti. Per evitare qualunque conseguenza a riguardo, è fondamentale mantenere un comportamento adattivo e proattivo all’interno dello spazio virtuale, in modo da riuscire a coltivare una reputazione digitale che possa essere a nostro vantaggio.

Con comportamento proattivo, intendiamo l’intervento atto a proteggere la nostra immagine digitale, ad esempio:

1) Rimuovere contenuti passati che potrebbero ledere la reputazione (digitale, personale e/o aziendale)

2) Evitare discussione e critiche online 

3) In caso si presenti l’evenienza, rispondere alle critiche, senza censurarle

4) Riflettere bene prima di postare qualunque tipo di materiale, cercando di anticipare quelle che potrebbero essere le criticità e le conseguenze future

5) Avere un controllo attivo sulle proprie pagine, evitando di condividere contenuti inappropriati

6) Verificare la veridicità di un contenuto prima di diffonderlo

7) Selezionare in maniera adeguata la cerchia dei propri contatti

I suggerimenti che abbiamo dato non sono preziosi solamente per chi cerca lavoro, ma anche per coloro che sono già impiegati o alla guida di aziende.

Post o commenti che ledono l’immagine aziendale o che trasmettono poca professionalità possono seriamente minare la posizione del lavoratore e costare parecchio, in termini sia di denaro sia di percezione del brand, alle aziende.

Unveil Consulting s.r.l.